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dove tutto è cominciato
Lo sapevi? I viaggiatori del Settecento hanno scoperto i templi greci a Paestum. Non in Grecia, a Paestum! Persino Johann Winckelmann, l’inventore della storia dell’arte antica. Quello che ci ha convinti che l’arte della Grecia antica è insuperabile e noi possiamo solo imitarla. Però lui in Grecia non è mai stato. È stato a Paestum!
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città dei templi
Si dice “i templi di Paestum” come se ci fossero solo loro. Nell’Ottocento si è costruita persino la strada statale nel cuore della città, per passare in carrozza accanto ai templi: la stessa che c’è anche oggi, pedonale. Paestum non è solo i templi, ovviamente. È una città intera. Ma senza la visione dei templi, non sarebbe Paestum.
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per entrare nel passato
A Paestum si può. Si può entrare dentro i templi proprio come una volta. Girare tra le colonne immense e sentirsi piccoli piccoli. Si possono ammirare da vicino le architetture più antiche dell’arte greca, e apprezzare armonie e proporzioni. Si può capire che erano fatte per dialogare con l’esterno, col paesaggio circostante. Che i templi antichi organizzavano il paesaggio. Erano geometria dentro e fuori. Erano veri capolavori.
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città delle dee
E’ stato un dio a dare il nome alla città, Poseidone il dio del mare. Ma chi contava davvero in città erano le dee! I due grandi santuari dentro le mura, a sud e a nord della grande agorà - la piazza delle città greche – erano dedicati a Hera, la sposa del padre degli dei Zeus, e ad Atena, dea della sapienza e della guerra. E c’erano santuari delle due dee anche ai confini del territorio controllato dalla città: a sud (Atena) e a nord (Hera). Insomma le due dee erano ovunque: forti, di polso, da temere e venerare. Grandissime donne.
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perchè #nonsolotempli
Il foro e l’anfiteatro, il comizio e la piscina, il mercato e le tabernae, le terme e le case. Non ci sono solo i templi, a Paestum. C’è una città intera. Una città romana, perlopiù. Ma qualcosa rimane anche dei fondatori greci, oltre ai templi. L’ekklesiasterion rotondo, cioè il luogo dell’assemblea dei cittadini, che però i Romani trasformarono in discarica. E il cenotafio, cioè la tomba vuota, dell’eroe fondatore, il “padre della patria”, simbolo dell’identità della città. Nessuno osò mai toccarlo, per secoli. Neppure i Romani.
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e restauro le mura
Puoi contribuire anche tu. Puoi adottare un blocco delle mura di Paestum. Lo sapevi? E sapevi che sono tra le mura più belle e meglio conservate del mondo antico? Ammirate e disegnate sin dai tempi del Grand Tour. “Cosa stupenda!” ha scritto di loro Johann Winckelmann. Fatti un bel giro: 4 porte e 28 torri, per 5 chilometri in tutto. Realizzate perlopiù dai Romani (ma esistevano anche prima). Beh che aspetti? Adotta un blocco e partecipa al restauro anche tu!
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a scoprire i miti antichi
Giasone, Eracle, Achille, Ulisse, Patroclo. E Medea, Ecuba, Hera, Latona. I miti antichi sono tutti noi, raccontano storie di sempre. Per questo erano raffigurati nei templi: perché tutti vi trovavano risposte. Come i miti delle straordinarie metope trovate nel santuario di Hera alla foce del Sele, al confine con la terra degli Etruschi. Istantanee scolpite su pietra. Veri capolavori che parlavano a Greci e stranieri. Così come parlano a noi oggi.
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per un tuffo... in mare?
Sì, in mare, noi ci tuffiamo in mare. Ma dove si lanciava, invece, quel Tuffatore che dà il nome alla tomba più famosa dell’antichità? Nell’aldilà, verso una nuova vita? Forse. Oggi, però, ognuno legge nel Tuffatore quel che vuole. È così essenziale, così moderno, che parla a tutti e colpisce nel profondo tutti noi. Ci costringe a guardare dentro di noi. Toglie i veli alle nostre anime.
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coi primi gladiatori
Chi ha inventato i giochi gladiatori? Mica i Romani! No, li hanno inventati altri popoli dell’Italia antica. Come i Lucani che nel IV secolo a.C. vivevano a Paestum. Organizzavano banchetti e giochi per onorare i defunti, e poi dipingevano il tutto nelle tombe. Persino duelli cruenti, combattuti al suono del flauto. Forse facevano combattere i prigionieri che così versavano il loro sangue per il defunto. Forse. Vero è che quei combattimenti piacevano. E i Romani, furbi, li hanno adottati.
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per vedere il mondo antico a colori
La sapeva lunga, la bella Elena! Nella tragedia di Euripide che porta il suo nome, augura a se stessa “di imbruttire di colpo, come una statua dalla quale vengano cancellati i colori”. Anche per gli antichi il biancore era irreale. Anche per loro, la realtà e la vita erano colorati. Oggi molti colori antichi sono svaniti, ma c’erano! E a Paestum ne rimangono tantissimi. Nelle tombe, sui vasi e, a guardare bene, anche su statue e templi. Sì anche lì. A Paestum è caccia al colore!
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a scoprire le luci della notte
Tutto dorme. Solo le stelle danno un po’ di chiarore. E poi eccoli, d’improvviso. I templi di Paestum illuminati! Le mura illuminate! Visioni che non si scorderanno mai più. Da sole “valgono la visita”, come si dice. Ma in realtà Paestum è unica in tutte le ore del giorno. Ogni momento ha la sua magia e vanno gustati tutti. Vedi Paestum e poi muori.
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icona dell'Europa
Ebbene sì, l’immagine nota a tutti della bella Europa in groppa al toro, simbolo dell’identità comune del continente, fu realizzata a Paestum. È opera del famoso ceramista pestano Assteas che la dipinse su un grande cratere, cioè un recipiente per mescolare nei banchetti l’acqua col vino. Così tutti potevano ricordare la storia della principessa fenicia rapita da Zeus, dopo che apparve a lei in forma di toro. La portò oltremare, a Creta, e cioè in Europa. Creò il primo ponte tra Oriente e Occidente. Perché il mare, si sa, unisce le genti. E anche i continenti.