Stefano, alunno ipovedente dell’Istituto Focaccia
Quando pronuncio la parola “ipovedente” noto in chi mi ascolta un attimo di assenza, un’assenza dettata dalla non conoscenza. A volte non mi chiedono cosa vuol dire ma capisco che mi considerano una specie di extraterrestre un marziano Sono molti anni che convivo con questa situazione e non smetto ancora di stupirmi della reazione della gente. Io so di essere in gamba e, come tutti, uso stratagemmi per essere il più indipendente possibile. A volte ci riesco, a volte no. Nella mia infanzia e adolescenza non è stato facile, però ho avuto la fortuna di avere una famiglia e dei compagni di scuola che mi hanno aiutato. Ho dovuto combattere con l’ignoranza di alcune persone che, se dicevo che non vedevo bene, mi rispondevano: “Ma è impossibile! E’ così grande!” Quando cammino per la strada la grande confusione mi confonde e le orecchie sono la mia guida. Se le persone conoscessero il mio problema sarebbe più facile gestire la mia vita, così saprebbero che se mi chiamano li saluto, ma se muovono la mano da lontano non gli rispondo e non perché sono maleducato. A Paestum mi sono divertito. Franco ha fatto una cosa che ricorderò sempre: mi ha fatto toccare una vera moneta romana! L’ho tenuta in mano e la mano mi tremava dall’emozione. Senza i riflessi della vetrina, l’ho vista e ora so come sono fatte le monete romane e non per sentito dire, ma grazie a Franco.