Un cambiamento radicale
Con la trasformazione della città in una colonia latina, dopo le guerre con Roma nel 273 a. C., Paestum subì numerose trasformazioni urbanistiche. Il Foro venne costruito poco dopo, nella parte meridionale di quella che era stata l’antica piazza principale (“agorà”). Con questa operazione si cancellò la memoria della città greca: la tomba dell’eroe fondatore (“heroon”) venne dotata di recinto e seppellita e l’edificio circolare destinato alle assemblee (“ekklesiasterion”) fu ricoperto.
I nuovi coloni mantennero i culti della città greca: la continuità del culto di Athena, Minerva per i Romani, sopravvisse come è testimoniato da oggetti in terracotta raffiguranti la dea con lo scudo. Anche il culto di Afrodite, ora Venere, prosegue al di fuori dell’abitato.
A ridosso del Foro sorse un complesso monumentale, dove trovarono spazio edifici: per l’elezione dei magistrati (Comitium) e per amministrare la giustizia e conservare gli archivi (Curia); non poteva mancare, il Carcere.
Sorsero anche l’Anfiteatro, tagliato in due dall’ex Strada Statale 18 oggi isola pedonale, visibile solo per la sua metà occidentale, e il Campus, lo spazio dove si esercitava lo sport, dotato anche di una piscina.
All’interno della piscina, forse, era portata in processione la statua di Venere Verticordia (“che apre i cuori”) durante la festa in suo onore. Pare che in tale occasione avveniva un bagno collettivo delle donne-cittadine, spose e nubili, in età fertile.