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La città romana: Paestum


I Romani s’impadronirono della città nel 273 a.C., le cambiarono nome in Paestum e, per controllare meglio tutta l’area, vi insediarono una colonia di diritto latino, cioè una comunità autonoma dal punto di vista amministrativo, ma legata alla madrepatria. Tra Roma e la città campana i rapporti furono strettissimi: i pestani divennero socii navales, cioè alleati che in caso di bisogno dovevano fornire navi all’urbe, e dimostrarono più volte la propria fedeltà durante le prime due guerre puniche.

E dopo aver garantito ai romani un approvvigionamento di grano sufficiente a resistere all’assalto di Annibale a Taranto, Paestum venne ricompensata addirittura con la possibilità di battere moneta propria. Il conio con la sigla “PSSC” (Paesti Signatum Senatus Consulto) cessò solo nel I secolo d.C.

Con i Romani Paestum cambiò fisionomia: il nuovo Foro occupò la parte meridionale della vecchia agorà, e furono costruiti il cosiddetto Tempio della Pace (probabilmente un Capitolium), il Comizio, il santuario della Fortuna Virile, la Curia, il Macellum, l’anfiteatro, le terme e molte dimore private assai lussuose. E se i grandi santuari greci continuarono a prosperare, i simboli della vita politica della città greca, l’heroon e l’ekklesiasterion, perdettero tutto il loro valore.

In sintesi, la Paestum romana si riconfermò una città ricca e vitale, anche se dopo la costruzione di due vie importanti come l’Appia che collegava Roma all’Adriatico, e la Popilia che attraversava la Magna Grecia in un percorso lontano dalla costa, si trovò esclusa dalle principali direttrici commerciali.