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La città lucana

Fortuna, ricchezza e influenza della cultura greca non vennero meno neppure quando, sul finire del V secolo a.C., i dominatori della città cambiarono. Con un processo graduale durato alcuni decenni, la popolazione lucana, che abitava i monti selvaggi dell’entroterra, prese il comando di diversi luoghi della Campania tra cui anche Poseidonia.

I vecchi servitori e mercenari dei greci, ora divenuti unica classe dirigente, governarono circa un secolo e mezzo, durante il quale Poseidonia mantenne sempre il suo ruolo di punto di riferimento politico, commerciale, culturale e artistico. Le testimonianze archeologiche raccontano di produzioni artigianali di altissima qualità, come i vasi dipinti da artisti rinomati: Assteas, Python, il Pittore di Afrodite. Le tombe dipinte dell’aristocrazia mostrano guerrieri in armi e donne riccamente abbigliate, e giochi e rituali funebri simili a quelli di altri popoli dell’Italia antica. Ma la città conservò il suo volto greco, con i due santuari e l’ampia agorà al centro, dove continuavano a spiccare il sacello del fondatore – l’heroon sede di un culto civico – e l’ekklesiasterion – il luogo delle riunioni pubbliche. Vi era in sintesi una società mista dove si mescolavano lingue – l’osco e il greco – e tradizioni.

Il dominio lucano si interruppe solo per una brevissima parentesi tra il 332 e il 331 a.C., quando il re dell’Epiro Alessandro il Molosso, invocato in soccorso dagli abitanti di Taranto, si scontrò con Bruzi e Lucani e riuscì a un certo punto a prendere varie città tra cui anche Poseidonia. Ma la sconfitta e morte del re ripristinò lo status quo, e il dominio lucano a Poseidonia proseguì senza intoppi ancora per una cinquantina d’anni.