ALLA SCOPERTA DI PAESTUM NELL’ERA DIGITALE
ari lettori,[br]
in questo spazio parleremo di quello che (ancora) non sappiamo di Paestum e che ci interesserebbe scoprire. Perché se Paestum è considerata la città magno-greca meglio conosciuta, è anche vero che il sito riserva ancora molti rompicapi per archeologi, architetti e storici. In questa rubrica ve ne racconteremo qualcosa. Questo mese a scrivere è Emanuele Greco.[br][br]
Gli scavi di Paestum, come si sa, hanno avuto inizio con Vittorio Spinazzola nel 1907. Fino ad allora la città era entrata nell’immaginario culturale internazionale grazie ai viaggiatori che ne avevano magnificato i monumenti rimasti in piedi, cioè i templi e le mura, diffondendone celeberrimi disegni, stampe, quadri. Fu Spinazzola il primo ad avviare un programma di scavi per togliere i templi dal loro isolamento indagando il contesto urbanistico nel quale erano inseriti. Cominciò così la lunga serie di lavori sul terreno, spesso interrotta (per esempio dalle guerre o dalla scarsità di risorse finanziarie). Ad ogni modo furono indagati i santuari (si trattò soprattutto di sterri e dello svuotamento dei grandi depositi votivi) a sud (Basilica e Tempio di Nettuno) e a nord (Tempio di Atena, cosiddetto di Cerere); fu, inoltre, portato alla luce integralmente il Foro (uno dei meglio conservati tra le città romane in Italia specialmente per i monumenti che risalgono alle origini della colonia latina di Paestum, dedotta nel 273 a.C.). Negli anni più recenti, tra il 1974 ed il 2000, ho avuto la fortuna e l’onore con Dinu Theodorescu, Marina Cipriani e Agnès Rouveret di lavorare al progetto italo-francese (denominato “Atlante”) che prevedeva il rilievo topografico ed architettonico di tutti i monumenti portati alla luce, accompagnato da saggi di scavo finalizzati alla puntualizzazione delle datazioni fino a quel momento non sempre chiare e, ovviamente, alla conoscenza, anche se parziale, delle stratigrafie sottostanti. I risultati principali di queste ricerche (pubblicate nei volumi della serie Poseidonia-Paestum I-V) furono la scoperta dell’agora, l’indagine che permette oggi di ricostruire per grandi linee la storia del Foro con le campagne dedicate allo studio delle mura a Porta Marina e a Porta Giustizia, cui hanno fatto seguito le ricerche a Porta Sirena dirette e pubblicate da A. Pontrandolfo e M.Cipriani. Al dossier mancava, tuttavia, una delle parti principali della vita di una città antica: i quartieri di abitazione. Mentre un gruppo di case sarà in seguito oggetto di ricerche puntuali (v. il volume Poseidonia-Paestum V) una prima indagine realizzammo a partire dal 1987 operando all’esterno del Parco, in un terreno di proprietà privata, dove avemmo la fortuna di indagare buona parte di una casa greca arcaica abbastanza ben conservata perché non ricoperta da strutture di epoche successive. Ora, mentre l’esplorazione della parte restante viene oggi portata avanti da L. Ficuciello, vorrei qui proporre una breve riflessione alla luce delle campagne svolte fin ora. La casa di cui stiamo parlando non è anteriore al 530 a.C. ed è stata abbandonata verso il 470 a.C. Noi sappiamo da altra documentazione (tombe, offerte votive, un tetto di terracotta) che Poseidonia fu fondata sicuramente negli anni intorno al 600 a.C. Dunque, per quanto riguarda il nostro problema, abbiamo un vuoto tra il 600 ed il 530 a.C. Ovviamente avendo scavato per ora solo una casa non possiamo trarne conclusioni generali. Con l’avvio di campagne di scavo sistematico al di sotto delle case romane che oggi sono in vista, sicuramente in un futuro che auspico prossimo potremo avere cognizione di un aspetto fondamentale della vita urbana che ad oggi manca. Potremmo avere la fortuna di trovare, perché no, le installazioni dei coloni della prima generazione (come è successo a Megara Hyblaea in Sicilia dove in nostri colleghi H. Treziny e M. Gras hanno identificato tracce di quelli che hanno chiamato “accampamenti”) o, molto più probabilmente (visto la distanza cronologica tra Megara che risale ad oltre un secolo prima di Poseidonia) strutture domestiche (case di due o tre ambienti con cortile) che pure sono note da scavi in varie aree della Magna Grecia e della Sicilia.