ALLA SCOPERTA DI PAESTUM NELL’ERA DIGITALE
ari lettori,[br]
con grande rammarico degli archeologici e degli storici, sulla storia antica di Paestum non abbiamo quasi nulla di scritto. Pochissime fonti letterarie antiche parlano di Poseidonia-Paestum, e di queste la maggior parte appartiene a periodi molto più tardi rispetto agli avvenimenti a cui si riferiscono. Abbiamo anche pochissime iscrizioni, eccetto qualche caso eccezionale come il disco d’argento con dedica a Hera, proveniente dal santuario meridionale della città, che potete ammirare nel Museo di Paestum.[br]
Non a caso, si discute ancora sull’attribuzione di due dei tre grandi templi dorici di Paestum: mentre quello più a Nord, una volta detto “di Cerere”, è ormai con sufficiente certezza attribuito ad Athena, non sappiamo a quali divinità fossero dedicati il c.d. tempio di Nettuno e la c.d. Basilica. Il motivo è appunto che spesso sono le fonti scritte – notizie storiche o iscrizioni – che aiutano a chiarire queste domande, cioè quel tipo di fonti che a Paestum scarseggiano.[br]
Dobbiamo quindi considerare la storia dell’antica Paestum una questione disperata, un caso deplorevole? Forse no. Anzi, forse possiamo vedere questa mancanza di fonti scritte come una chance, in quanto ci induce ad esplorare con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione la storia della cultura materiale e le fonti non scritte. In altre parole, quell’ampia mole di dati che è l’unica testimonianza che la maggior parte delle popolazioni antiche ha lasciato. Già, perché gli uomini (ed erano quasi sempre uomini) che hanno scritto la storia, non rappresentano che una minima parte del passato. Da questo punto di vista, la mancanza di fonti scritte non è così drammatica. Ci siamo persi la data di qualche battaglia e il nome di qualche tiranno o politico, ma abbiamo tutto un mondo da esplorare e comprendere: l’artigianato, la vita quotidiana, gli insediamenti rurali, le necropoli. È vero che non sappiamo a quale divinità fosse dedicato il tempio di Nettuno, ma abbiamo, nella necropoli estremamente povera di ponte di Ferro nelle vicinanze di Paestum, una testimonianza singolare della vita dei subalterni, forse schiavi, all’inizio del V sec. a.C.: sono donne e uomini, spesso con segni di malnutrizione. Anche loro fanno parte del mondo in cui sorge il tempio di Nettuno e della storia di Paestum, così come ne facevano parte le comunità dell’entroterra. Di una di queste, esponiamo questo mese un vaso depositato in una tomba in località Tempa Rossa di Roccadaspide, più singolare che raro. Anche perché il nucleo di tombe di cui faceva parte è l’unica testimonianza che resta di un piccolo villaggio che doveva sorgere lì nel IV sec. a.C. e di cui nessun testo ci parla. Non conosciamo nemmeno il nome antico di quel posto, ma non è tragico, considerando che le storie raccontate dalla terra sono di una ricchezza straordinaria. Bisogna solo lasciar perdere per un attimo battaglie e generali: sono solo isole sparse nel passato, il presente galleggia su un mare di storie non scritte.[br][br]
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Direttore del Parco Archeologico di Paestum