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ari lettori,
in questo spazio parleremo di quello che (ancora) non sappiamo di Paestum e che ci interesserebbe scoprire. Perché se Paestum è considerata la città magno-greca meglio conosciuta, è anche vero che il sito riserva ancora molti rompicapi per archeologi, architetti e storici. In questa rubrica ve ne racconteremo qualcosa. Questo mese a scrivere è Paola Contursi, ricercatrice presso la Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali.

Camminando tra i templi di Paestum si ha la possibilità di vivere un’esperienza unica: lasciarsi alle spalle il mondo contemporaneo per essere proiettati indietro nel tempo, in uno spazio altro, alla ricerca di un passato che, per chi sa ascoltare la voce delle pietre, racconta ancora le storie di chi ha vissuto in questi luoghi. Ma cosa c’è al di fuori del Parco?  La città, ci dicono gli antichi, non è solo case e fortificazioni, ma è fatta dai suoi cittadini, dalla vita che scorre lungo le sue strade. Ed è territorio.

Al di là delle mura, infatti, si apre uno spazio che i greci chiamavano chora, la terra, che era remota, selvaggia, liminale e contemporaneamente vicina, abitata, definita. Del territorio di Poseidonia/Paestum sappiamo ancora poco. Conosciamo gli spazi deputati a ospitare i defunti, collocati a nord e sud della città, e quelli dedicati ai culti e alla ritualità, ma alcuni aspetti, legati alla produzione, allo sfruttamento agricolo, al rapporto della città con la campagna e con il mare, in gran parte ci sfuggono. Molti studiosi, pur dovendosi scontrare con una documentazione frammentaria, hanno cercato di tratteggiare un quadro puntuale delle conoscenze sul territorio che circonda Paestum, ed è solo grazie a questi importanti lavori se la sua storia, dalla preistoria al medioevo, ci è meno oscura: possiamo ricostruire, per grandi linee, la realtà antica e le dinamiche che portarono all’abbandono di Paestum e alla nascita del nuovo centro di Caputacquis (Capaccio); sappiamo della cosiddetta “riscoperta” del sito al tempo del Grand Tour; conosciamo i mutamenti moderni della piana del Sele, con la bonifica dei terreni e la nascita di nuovi agglomerati urbani.

Eppure c’è tanto altro ancora da scoprire, ancora da raccontare. Tra poderi e stradine sterrate si celano infatti migliaia di storie, fatte di emigrazioni e immigrazioni, saperi artigiani e vita quotidiana che delineano il passato recente del territorio pestano e meritano di essere conosciute. Paestum non è un luogo cristallizzato che, attraverso le sue vestigia antiche, restituisce ricordi di un tempo “ibrido”, ma è realtà viva, fatta di persone e di relazioni che, inevitabilmente, si condizionano a vicenda. Non sarebbe possibile immaginare una storia del territorio pestano senza tener conto dell’influenza che su di esso hanno avuto la creazione del Museo, l’inserimento del Parco archeologico nel Patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco e lo sviluppo del turismo culturale. Allo stesso modo, non è possibile ricostruire la storia del sito senza tener conto dei ricordi degli anziani, dei dubbi e delle proposte degli adulti, delle speranze di giovani e bambini. Come dare voce alla comunità che ha il compito di tramandare il patrimonio archeologico e l’eredità culturale di questi luoghi alle future generazioni? Come integrare le conoscenze più ampie e il portato di chi vive quotidianamente in relazione con il Parco? Quali sono i luoghi che più di altri raccontano la vita con e oltre il sito Unesco? Come è cambiato il paesaggio intorno all’area archeologica? È a partire da questi interrogativi e dal desiderio di dare loro una risposta concreta e condivisa che è nato il progetto Paestum In_vita. Un esperimento museografico innovativo, che tenta di riunire saperi e conoscenze diversi per costruire un nuovo racconto, ampio e corale, di Paestum e del suo territorio, grazie all’aiuto di tutti coloro che vorranno avventurarsi con gli studiosi del Museo in questo percorso partecipato. Recuperare, salvaguardare e mettere a frutto il nostro ricco patrimonio immateriale sarà la sfida 2020 per gli Istituti e i luoghi della cultura, anche a livello internazionale. Il Parco Archeologico di Paestum si accinge ad affrontarla, ma per poterla vincere è necessario il prezioso contributo della comunità. Il 29 gennaio 2020 si sono aperti lavori, ci aspetta un ricco calendario di appuntamenti. Noi siamo pronti, ora tocca a tutti voi: vi aspettiamo al Museo!

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